Atelier Renata

Dedicato ai miei fantastici nipoti e alla mia splendida nipote.

Maria e Renata erano amiche talmente amiche che quando Renata rientrò alla Bertolli dalla maternità mi portava da lei. Gli asili non le piacevano per cui dai dieci mesi fino a che non sono andata a scuola, trascorrevo le mie giornate da Maria. Iolanda, mia nonna, mandò Renata appena dodicenne a imparare a cucire da Palmira (madre di Maria) … ché non si sa mai… poi ti serve… Non mi ricordo Palmira, so solo che fosse una sarta talmente brava che pare che tagliasse la stoffa a occhio senza prendere le misure e senza modello.

Prendimi le Moragne

La frase più strana che abbia sentito da bimbetta è “Prendimi le Moragne” me lo diceva appunto Maria quando si sedeva al tavolo e cuciva. Le Moragne alla Cappella, amena località di Lucca, sono le nasiere dei buoi e Maria chiamava così gli occhiali, dunque lasciavo quello che stavo facendo e andavo al mobile della cucina, prendevo gli occhiali e glieli porgevo. Ovviamente “Prendimi le Moragne” è entrato nello slang di famiglia e anche Renata quando si metteva a cucire me lo diceva e se era in vena mi raccontava di Maria da giovane e delle tantissime risate che ha fatto con lei, della sua travolgente simpatia e dei pungenti battibecchi tra Maria e Palmira.

La Singer

Da che ho memoria e prima ancora che fossero inventati i Transformers, in casa mia c’era la Singer! Da mobile per il telefono si trasformava in macchina da cucire! [Secondo i miei calcoli e i ricordi si trattava di una Singer 700 inizi anni ’70]
Funzionava così: Renata diceva Attaccami la macchina da cucire! Io, con una specie di musica in testa stile Mazinga Z, toglievo dal piano del mobile il telefono, l’elenco telefonico e la rubrica, aprivo lo sportello sul quale appoggiava il piano (si apriva come un libro) e per ultimo tiravo fuori dal suo alloggio la macchina, la trasformazione finiva con la spina e la pedaliera connessi al corpo macchina. Altro che Jeeg robot d’acciaio!

L’ultima volta che l’ho vista in funzione è stato per il Campionato mondiale di calcio del 2006. Come già fece nel 1982 per Cabrini & Co. Renata mi cucì un’enorme bandiera dell’Italia in vista della finale. In seguito la povera Singer fu sostituita da una macchina di quelle che cuciono di tutto e anche di più.

Anda e rianda

Anda e rianda sta per “andare e riandare” (andare e tornare) e Renata quando cuciva era un continuo ed era un continuo anche cercare Le Moragne lasciate in giro… Sì La nuova macchina era certamente più maneggevole ma era scomodo doverla tenere sul tavolo.

Andava così: in cucina Renata doveva allungare il tavolo per fare il cartamodello, tagliare la stoffa e imbastire. In salotto metteva la macchina da cucire sul tavolo e in camera mia apriva la tavola da stiro con il ferro per stirare le cuciture. Un Anda e rianda da una stanza e l’altra e immancabilmente iniziava con me una fantastica pantomima.

Renata: Ahhh se avessi lo spazio! Mi farei una stanza per cucire!
Chiara: E che ci metteresti?
Renata: Un tavolo grande! La macchina da cucire sempre pronta eppoi la tavola da stiro sempre aperta!
Chiara: Eh sì poi che altro?
Renata: Un manichino da sarta di quelli che si allungano e poi anche una poltroncina dove riposarmi e fare le rifiniture…
Chiara: Atelier Renata!

A volte finiva lì altre si arrabbiava altre ancora continuava a fantasticare sulla stanza del cucito.

La stanza del cucito di Renata

Io me la immagino così.
Due finestre grandi per avere tanta luce da vederci anche senza moragne, un bel tavolo grande dove fare i cartamodelli, tagliare la stoffa e imbastire. In un angolo del tavolo a portata di mano, la filza, le forbici (guai a tagliarci la carta per farci gli omini per mano che poi gli levi il filo!), il metro di stoffa e quello di legno. La Singer pronta con lo ZIZZA’ [Zizzà ovvero Zig Zag] nello sportello e la tavola da stiro aperta con il ferro a caldaia per la stiratura a vapore o a secco. Un manichino da sarta regolabile e un armadio per le stoffe e gli scampoli. In un angolo della stanza, una poltroncina che sicuramente avrà ri-tappezzato e una piantina sul davanzale della finestra, finestra che dà sul giardino e su un albero di Bouganville. Sulla parete un suo quadro, eh sì Renata dipingeva e dato che le piacevano le case delle bambole, per raccontare questa storia ho realizzato la miniatura della stanza del cucito di Renata in scala 1:24 e un video. Buona visione.

Il Video


Le foto